San
Sebastiano

Protector Palatioli

San Sebastiano fuori le mura

La Basilica di San Sebastiano a Roma

La chiesa di S. Sebastiano nacque molto diversa da quella che ora noi vediamo. Il suo titolo era basilica Apostolorum, cioè fu edificata in onore degli apostoli Pietro e Paolo, come continuazione della Memoria del sec. 111 di cui abbiamo detto finora. Solo in pieno medioevo il culto di S. Sebastiano salì dalla catacomba nella chiesa e le diede il suo nome. Le dimensioni erano incomparabilmente maggiori della presente, che rappresenta la nave centrale dell'antica (larga m. 13): le due navatelle di destra e di sinistra (larghe m. 7,50) prendevano tutto lo spazio ora occupato dai musei sistemati attorno alla chiesa; dal coro dei frati, dalle due sagrestie e dalla cappella Albani: in tutto copriva una superficie di circa duemila m', non compreso l'atrio.

Leggi di più

La forma era singolare: le navi laterali giravano attorno all'abside di quella centrale ed avevano il muro esteriore occupato da arcosoli per sepolture; la nave centrale non aveva colonne, ma grossi pilastri in muratura con circa m. 3,50 di intervallo. Un atrio quadrangolare introduceva dalla via Appia alla chiesa, occupando il luogo del presente cortile; fra l'atrio e le tre navate era un nartece che continuava in qualche modo il peribolo delle navatelle. 
La tipologia della chiesa ripete quella di altre basiliche costantiniane costruite presso i sepolcri dei martiri nei cimiteri, ai Ss. Marcellino e Pietro, sulla via Labicana (Casilina), a S. Agnese sulla via Nomentana, a S. Lorenzo al Verano. Il loro scopo è principalmente funerario, cioè per venir incontro al desiderio dei fedeli che domandavano di essere sepolti presso le tombe dei martiri. Perciò non solo tutto il sottosuolo della chiesa fu presto occupato da tombe (anche da ricchi sarcofaghi), ma tutt'intorno ad essa si costruì una corona di grandi mausolei, una ventina circa. Erano questi per lo più camere quadrangolari absidate, più di rado rotonde con nicchioni per sarcofaghi; alcune erano in diretta comunicazione con la basilica, altre sparse per le vicinanze, specialmente nell'area a nord. 
Ciò che attirava così fortemente la devozione dei fedeli verso questo luogo era sempre la Memoria apostolica. Essa si venerava in mezzo alla chiesa: qual forma esattamente avesse non lo sappiamo, ma era certo un monumento sepolcrale, secondo che ce ne parlano i pellegrini del sec. VII e l'autore del Liber Pontificalis. Questi precisa che il papa Damaso ubi iacllerunt corpora sanctorum apostolorum Petri et Pauli ... platoman ipsam ubi iacuerunt corpora sancta versibus exornavit. 
Questi versi erano i seguenti: 
Bic habitasse prius sanctos cognoscere debes nomina quisq(ue) Petri pariter Pauliq(ue) requiris. Discipulos Oriens misit, quod sponte fatemur; sanguinis ob meritllm Christumq(ue) per astra secuti aetherios petiere sinus regnaque piorum: Roma suos potillS meruit defendere cives. Baec Damasus vestras referat, nova sidera, laudes. 
In italiano: "Tu che vai cercando i nomi di Pietro e Paolo sappi che i santi dimorarono qui in passato. Questi Apostoli ce li mandò l'Oriente, lo riconosciamo volentieri, ma in virtù del martirio (seguendo Cristo su per le stelle vennero nelle regioni celesti e nel regno dei giusti) Roma poté rivendicarli suoi cittadini. Questo voleva dir Damaso in vostra lode, o nuove stelle".
Si credette già da molti che la chiesa fosse stata eretta da Damaso (366-384), ma un buon numero di iscrizioni del suo sepolcreto dimostrano che essa è anteriore al 350, e si deve veri similmente attribuire all'età di papa Giulio e dell'imperatore Costante (337-350). 
Si è pure detto da alcuni recentemente che la nave centrale fosse scoperta, cioè senza tetto; ma ciò va contro i fatti, perché sussistono ancora in alto i muri laterali di essa con grandi finestre, cosa che esige ambiente chiuso e coperto. Questa copertura era a tetto, non a volta. Poco prima dell'abside si osservano sotto il pavimento quattro forti basi che fanno pensare ad un presbiterio rialzato, separato dal resto della chiesa. Davanti ad esso si sono trovati i resti di una schola cantorum, che potrebbe anche essere primitiva. 
Come tutte le chiese cimiteriali, non aveva un proprio clero stabile, ma era alle dipendenze di qualche chiesa parrocchiale urbana. Da diverse iscrizioni sappiamo che ne aveva cura il clero del titulus Byzantis, cioè dei Ss. Giovanni e Paolo. 
Forse per assicurare al santuario un servizio più regolare, Sisto 111 (432-440) fondò un monastero in catacllmbas secondo l'autore del Liber pontificalis; se però l'epitaffio di una [Quadrag]esima abbatis[sa] si sparse per le vicinanze, specialmente la devozione dei fedeli verso questo toliea. Essa si venerava in mezzo   avesse non lo sappiamo, ma era ndo che ce ne parlano i pellegrini Pontifiealis.
Questi precisa che il a sanetorum apostolo rum Petri et t eorpora saneta versibus exornavit. gnoscere debes auliq(ue) requiris. onte fatemur; q(ue) per astra secuti lOrum: ere cives. ova sidera, laudes. 
i nomi di Pietro e Paolo sappi che uesti Apostoli ce li mandò l'Oriente, virtù del martirio (seguendo Cristo ioni celesti e nel regno dei giusti) ini. Questo voleva dir Damaso in   chiesa fosse stata eretta da Damaso crizioni del suo sepolcreto dimostrano deve veri similmente attribuire all'età ostante (337-350).   entemente che la nave centrale fosse va contro i fatti, perché sussistono essa con grandi finestre, cosa che Questa copertura era a tetto, non osservano sotto il pavimento quattro un presbiterio rialzato, separato dal si sono trovati i resti di una schola re primitiva. li, non aveva un proprio clero stabile, chiesa parrocchiale urbana. Da diverse IClIra il clero del titulus Byzantis, cioè l'io un servizio più regolare, Sisto 111 catacumbas secondo l'autore del Liber una [Quadrag] esima abbatis [sa] si riferisce ad una badessa del luogo, bisogna dire che vi fosse più di un monastero o che quello fondato da Sisto fosse monastero di monache. Il che non deve meravigliare, perché dal sec. V in poi troviaxno molti monasteri maschili o femminili sorti sopra le catacombe più venerate.
Questo primo monastero andò poi distrutto o abbandonato durante le incursioni saracene, onde fu cura di Nicolò I (858-867) di rifondarne un altro, questa volta certo di monaci, radunati un po' da ogni parte sub abbatis regimine. Di esso si fa ancora menzione in un atto del Regesto Sublacense dell'a. 993. In questa basilica S. Gregorio Magno pronunziò la sua grande omelia 37 in Evangelia: in basilica S. Sebastiani, die natali eius, con il che forse ci si indica, che già allora la chiesa si denominava dal martire. 
La leggenda poi si impadronì della figura del celebre papa e raccontò che- celebrando egli una volta quivi la messa, un angelo venne a servir­gliela dicendo: in isto loco promissio vera est et peccato rum remissio, splendor et lux perpetua et sine fine letitia (sic), quam meruit Christi martyr Sebastianus (iscrizione sulla porta della vecchia sagrestia).

Tratto da : La Basilica e la Catacomba di San Sebastiano, di Antonio Ferrua S.I. Pontificia Commissione di Archeologia Sacra Città del Vaticano - 1979

La Basilica di San Sebastiano a Roma via Appia Antica 136 Roma (raggiungibile con: bus n. 218 da San Giovanni)

S. Sebastiano di Giuseppe Giorgetti

San Sebastiano fuori le mura, Roma

Il sepolcro di San Sebastiano Martire si trova a Roma nella Basilica a lui dedicata in via Appia Antica.
I l corpo del Santo è rimasto sempre nel suo sepolcro dentro la cripta, anche durante le grandi traslazioni del sec.VIII. Il capo fu da Leone IV rinchiuso con altre reliquie nell'altare maggiore dei Ss. Quatto Coronati, dove è stato ritrovato con il suo prezioso reliquiario, opera di Gregorio IV. La grande devozione di cui è oggetto, è testimoniata dalle molte reliquie e figurazioni che ne troviamo sparse in tutto il mondo.